Scansano è sicuramente uno dei paesini più graziosi e più attraenti dell’entroterra maremmano, per molti secoli teatro di ragguardevoli imprese e scenario di numerose civiltà, la cui vita e le cui opere sono note grazie alle numerose testimonianze ritrovate e al premuroso lavoro del Comune, che ha voluto offrire ai suoi abitanti i mezzi attraverso i quali imparare a conoscere la storia delle origini del proprio paese.
Scansano rappresenta una meta quasi obbligata per tutti i turisti interessati a scoprire un luogo che dentro di sé nasconde i segreti di una civiltà che ha vissuto numerosi cambiamenti politici, sociali, economici, che hanno fatto la storia di un popolo, oltre che di un paese. Il periodo che ha maggiormente caratterizzato la storia di Scansano è senza dubbio quello tra la fine del 1800 e la fine del 1900; un secolo di cambiamenti che ha inciso profondamente sulla storia contemporanea di questa piccola meraviglia che ancora oggi mostra i segni del passato. In questo periodo nasce l’idea dello sfruttamento delle risorse minerarie, un progetto che riguardava in particolar modo la zona delle Zolfiere, oggi collocata nelle vicinanze di Pereta, a pochissimi km da Scansano, che custodiva miniere di zolfo e di antimonio, quindi i primi stabilimenti in cui si provvedeva ad una primaria lavorazione del minerale che successivamente veniva collocato nel mercato nazionale;è questo un primo importante passo verso una sempre più ampia espansione dei commerci che caratterizzerà Scansano negli anni successivi. Le pianure paludose della zona di Grosseto erano in quegli anni sfondo di una tragica epidemia di malaria che aveva in pochissimo tempo fatto numerosissime vittime e costretto i sopravissuti ad emigrare verso la collina, dove il pericolo era scongiurato. La pericolosità e la mancanza di cure adeguate per la sconfitta di questa temibile malattia aveva incentivato la prosecuzione dei lavori di bonifica che oramai rappresentavano l’unico rimedio possibile per scampare a questo terrificante nemico. Fu allora che il granduca di Toscana Leopoldo II favorì il trasferimento degli Uffici Pubblici da Grosseto, infestato dal morbo, a Scansano, a soli 30 km di distanza, reputato allora il luogo ideale allo svolgimento di una più tranquilla attività politica e sociale, oltre che riparo dalla malaria per le numerose persone che abitavano la palude. Questo fenomeno viene comunemente ricordato con il nome di “Estatatura”, così definita perché tale trasferimento avveniva ogni anno nel periodo dell’estate, quando si verificava un clamoroso esodo dal capoluogo a Scansano, che in questo modo acquistava una crescente popolarità. Cominciarono così i lavori per l’adeguamento della viabilità tra Grosseto e Scansano, che per i motivi sopra menzionati stava trasformandosi da antico borgo rurale a ridente e prospera cittadina; prese largo la costruzione di ampi locali destinati al pubblico intrattenimento, che tra le altre cose comprendeva anche una serie di spettacoli e rappresentazioni teatrali; è adesso che prende vigore la “Società Costruttrice il Teatro” che inizierà i lavori di un opera magnifica: il Teatro Castagnoli. Questa struttura venne inaugurata il 20 maggio 1892 aprendo così un’ampia scenografia culturale che diede prestigio e positività al popolo scansanese. Oramai Scansano era nel pieno del suo sviluppo, che coinvolgeva l’aspetto sociale, economico, politico, una serie di cambiamenti che rendevano necessari una serie di adeguamenti per il paese; si estese il centro abitato, si iniziarono i lavori per la pavimentazione delle vie interne e per la sistemazione della piazza centrale, che ospitava una bellissima fonte, l’unica del territorio. In questo quadro, caratterizzato da una forte crescita economica e sociale del paese, si inserisce però una nota dolorosa nella storia di Scansano, ci riferiamo al fenomeno del brigantaggio maremmano delle quali cruente e criminose imprese Scansano fu teatro. Questo fenomeno non fu un fatto marginale ma, purtroppo, interessò la Maremma tosco-laziale in un momento abbastanza delicato; queste continue scorribande avevano come scopo quello di mettere in crisi le conquiste del neo Stato unitario. Fortunatamente il brigantaggio non ebbe ripercussioni sul piano politico a dimostrazione del fatto che la nuova mentalità delle masse popolari era quella di una intelligente e profonda svolta sociale. Giunti ai primi anni del Novecento si impose con più forza l’idea dello sfruttamento dei giacimenti minerari presenti in queste zone, tanto che si procedette all’investimento in tale attività di ingenti capitali, in particolare relativamente al giacimento cinabrifero di Cerretopiano, a circa 10 km di distanza da Scansano. Accanto allo sviluppo del settore minerario fu poi interessante quello del settore agricolo, tanto che prese forza un vero e proprio movimento bracciantile che si trascinò fino al periodo fascista, quando si attentò ad ogni forma di coscienza civile e sociale, che riuscì a fermarsi solo anni più tardi con la completa liberazione del territorio, era il giugno del 1944. Ciò che rimase di questo turbolento periodo fu un brusco arretramento nel campo dell’agricoltura, caratterizzato dalla lotta per le terre, ed una forma di vita che si allontanava in maniera importante dalla forma di democrazia che tutti reclamavano. Le cose iniziarono lentamente a migliorare solo qualche anno più tardi, quando la malaria venne sconfitta e il lavoro nei latifondi riprese con più vigore; a simboleggiare una nuova rinascita vennero anche organizzate manifestazioni di grande interesse, come la cacciata al cinghiale, il grande spettacolo della preparazione del formaggio pecorino sui piazzali delle fattorie e il rito della “marca”, che dava la possibilità ai vari proprietari terrieri di passare in rassegna e con orgoglio i propri allevamenti. Questo nuovo periodo di rifondazione diede il via a profondi mutamenti d’indirizzo nella produzione soprattutto agraria; incremento delle colture del grano duro e della vite e l’allevamento del bestiame da latte.
Ma l’ultimo, e non meno importante, episodio della storia di questo paese avvenne intorno al 1975, quando prese il via il progetto per la costruzione della cantina sociale per la produzione del mitico e rinomato vino il “Morellino di Scansano”. Fu questo il primo grande passo verso un’economia più rigogliosa, rivolta ad estendere i propri confini a livello non solo regionale, ma soprattutto nazionale; fu questo un piccolo ma importante passo verso un’economia sempre più competitiva e vincente; fu questo il primo grande passo per entrare nel mercato dell’ormai Europa Unita; fu questo il simbolo di una continua battaglia per la difesa del diritto al lavoro ed al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini e dei contadini. Oggi Scansano è tutto questo, ma soprattutto…è molto di più!