Scansano, rinomato paesino maremmano, è oggi una delle mete favorite dei turisti che intendono ripercorrere, attraverso reperti e testimonianze, la storia di una terra che per secoli ha ospitato popoli e civiltà, come quelle etrusca e romana, protagoniste tanto della storia della Maremma quanto della storia dell’Italia.
Percorrendo le vie medioevali del paese si raggiunge il Museo Archeologico, costruito all’interno delle vecchie carceri del Palazzo Pretorio, in cui da anni sono custoditi preziosi documenti, atti e testimonianze di pregiato valore attraverso le quali è possibile ricostruire la storia di questo paesino che racchiude in sé segreti e misteri dell’antichità. La struttura del museo è stata pensata e costruita secondo un ben preciso percorso espositivo, a conseguenza di un cospicuo lavoro di studiosi che hanno effettuato una preventiva scelta delle opere e della loro esposizione, al fine di rendere il più chiaro possibile lo stile di vita di antiche popolazioni che hanno per secoli abitato queste zone. Scopo principale del museo è quello di far vedere e conoscere tali opere, ma sicuramente anche quello di offrire al turista il necessario affinché egli possa imparare scopo e funzione degli oggetti che vede, attraverso un tipo di esposizione sostanzialmente semplice e comprensibile che rende lo spettatore partecipe e non emarginato da un mondo che altrimenti sarebbe accessibile solo agli specialisti del settore. Obiettivo principale è quello di evocare civiltà realmente vissute proponendo al visitatore una visione diretta della realtà antica attraverso ricostruzioni di luoghi e di vita che mantengono un predeterminato ordine cronologico. I periodi che, attraverso i reperti archeologici conservati nel museo, i turisti possono rivivere sono: l’età arcaica, l’età ellenistica, l’età romana, la tarda antichità e il Medioevo. Tutta l’oggettistica è stata sapientemente disposta in modo da seguire perfettamente il percorso ed i cambiamenti che questa terra ha subito nel corso dei secoli, ogni reperto è schedato ed ordinato secondo questa logica; infatti sulle didascalie è possibile leggere il nome dell’oggetto, le dimensioni, il materiale e la tecnica, la descrizione morfologica, il commento, la datazione, la bibliografia specifica e la bibliografia di confronto. Il percorso parte con oggetti presumibilmente databili intorno al VI-V secolo a.C. (età arcaica), per la maggior parte rinvenuti lungo la Valle dell’Albegna, nella zona del Ghiaccio Forte e nel territorio di Magliano in Toscana. In questa sezione possiamo trovare numerosi frammenti di ceramica, coppe di varia grandezza e vario genere, olle in ceramica, monili, qualche accenno di una prima importante lavorazione del ferro testimoniata da cuspidi, punte di lance e giavellotti. Di notevole importanza il ritrovamento di un altare quasi completamente integro, recuperato durante le operazioni di restauro del 1999, la cui struttura è interamente costituita da pietra. Proseguendo lungo il percorso ci imbattiamo in oggetti che risalgono all’età ellenistica (280 a.C.), quando divenne ancora più forte l’occupazione interna della Valle dell’Albegna, testimoniata dai ritrovamenti di singole case di modesta grandezza distribuite solo nella fascia collinare ed in particolare proprio intorno a Ghiaccio Forte; molto rare sono invece le presenze sui colli più alti e distanti dal fiume. L’esistenza di un abitato di medie dimensioni è provata non solo dalle centinaia di rudimenti portati alla luce, ma anche dalla scoperta di vari pozzi, forni, cisterne, (visibili sono in loco) e da un’enorme quantità di reperti a disposizione dei visitatori del museo. Fra gli oggetti possiamo elencare qui di seguito quelli che rivestono un’importanza maggiore: lastre di travertino con iscrizione, bronzetti di probabile origine religiosa, statue di terracotta ben conservate (molte delle quali raffiguranti teste umane), monete di bronzo di varia taratura, armi in ferro ed in bronzo (alcune con fodero), altri utensili di varia natura, oltre che numerose brocche e coppe di varie forme e dimensioni. Continuando a percorrere le varie sale del Palazzo Pretorio si giunge alle teche che custodiscono reperti relativi all’età romana; intorno al III secolo a.C. il rafforzamento della supremazia romana sulle città etrusche dell’Etruria costiera e interna si fece sempre più forte arrivando persino al totale controllo delle vie interne, che rappresentavano importanti vie di comunicazione con le civiltà nascenti del nord. Gli scavi più interessanti sono stati quelli della Villa di Civitella e quella di Aia Nova, provviste di un’eccezionale impianto produttivo per l’olio e per il vino. Tutte queste informazioni ci vengono dalle copiose tavole di pietra incise ritrovate in queste zone, oltre a pavimentazioni conservate quasi nella loro interezza, pesi di varia taratura, lucerne, monete d’argento e di bronzo, utensili per il lavoro agreste, statue di bronzo e, per la prima volta, lastre di rivestimento di monumenti funerari. I materiali d’età romana provenienti dallo scavo di Aia Nova sono sicuramente i più significativi, non solo per il numero di reperti qui acquisito, ma anche per la loro importanza nello studio dello stile di vita di quel periodo. Tutto questo ci introduce al periodo tardo-antico e medioevale caratterizzato da un progressivo abbandono degli insediamenti rurali a favore di una civiltà più evoluta e prevalentemente urbana; il territorio di Scansano, e Scansano stesso, sono i luoghi più prolifici di ritrovamenti insieme alla località de “Il Poderuccio”. Arrivati a questo punto i corridoi del Palazzo lasciano le grandi sale dei reperti per incontrare delle piccole celle dove si possono ammirare delle particolari scene, come ad esempio la ricostruzione per intero di un probabile ambiente tipico etrusco e tombe con al loro interno resti di ossa umane.
Il percorso archeologico del Museo ha poi una sorta di proiezione, ovvero una parte complementare strettamente connessa al Museo della Vite e del Vino. Qui la storia della produzione dei vini a denominazione controllata della toscana meridionale, è introdotta da una sezione dedicata alla coltura della vite e al consumo del vino nell’antichità, entrambe attività che hanno fortemente caratterizzato il paesaggio di questa parte di Maremma e che adesso tornano ad affermarsi in maniera autorevole. Numerose celle custodiscono tutti i vini più importanti della zona, dal più antico al più recente, incastonati all’interno di una teca di vetro sorretta da un vero e proprio tronco d’albero. Le ultime sale narrano una storia più moderna e sono costituite da numerose foto di personaggi contemporanei intenti nel loro lavoro nei campi, nonché la riproduzione fedele degli strumenti da lavoro dall’antichità ad oggi.
Usciti da questo percorso vi sembrerà di aver fatto un vero e proprio viaggio nel passato, un tuffo nella storia di Scansano e della sua terra.