Le origini
Durante il periodo etrusco Castiglioncello si trovava vicino al confine dello stato di Volterra, che si trovava a Rosignano, sul torrente Fine; questa fascia di territorio costiero non era molto popolata, soprattutto a causa del terreno inospitale, ricco di boscaglie intricate e collinette di creta, nelle quali non esisteva nessun sentiero ma che tuttavia ospitavano lupi, orsi e rinoceronti (sono stati ritrovati scheletri di questi animali durante gli scavi per la ferrovia Livorno-Cecina), ed inoltre era sempre minacciata dalle incursioni dei corsari.
Le origini di Castiglioncello, in realtà non sono certe: alcuni affermano che la prima popolazione che abbia abitato in questo territorio provenisse dalla città etrusca di Volferino o Colverina (vicino a Castiglioncello si trova la città di Solferino, dove sono stati rinvenuti suppellettili romani ed etruschi), altri dicono che quest’area abbia fatto parte invece del Vada Volterranum, e che Castiglioncello fosse Vada Beloritanum, cioè una delle molte Vada Volterranee.
Nonostante la confederazione etrusca non abbia mai superato il confine, sacro per questo popolo, della Val di Fine, con la nascita della potenza romana, le cose cambiarono. Durante la sua espansione, dopo aver oltrepassato lo stato di Volterra per andare a respingere i barbari che oltrepassavano le alpi, intorno all’anno 110 a.C., si trovarono il cammino bloccato da queste foreste ancora vergini. Così, il Console di Roma Emilio Scauro da ordine di costruire una strada, che oggi porta ancora il suo nome, la Via Emilia, che si dimostrerà molto utile nelle prossime guerre, in cui verranno uccisi più di centomila aggressori. Ovviamente, con l’apertura di questa nuova via, il litorale non appare più così pericoloso, e cominciano a sorgere i primi villaggi. Nell’area di Rosignano sorge quella che si chiamerà Velinis, che verrà annoverata anche sulla Tabula Peutingeriana secoli dopo; molto probabilmente le necropoli scoperte a Castiglioncello facevano parte della periferia di questa grande città. Per la Via Emilia, circa nel 50 d.C. si dice che sia passato San Pietro, che sbarcato in quella che è l’attuale San Pietro in Grado, percorse la strada per andare a diffondere la nascente religione cristiana.
In quest’epoca, nella Tabula Peutingeriana è annoverata anche un luogo definito Ad Piscinam; in una località vicina a Castiglioncello, il Castellaccio, sono stati rinvenuti i resti di un antico albergo romano in cui erano anche presenti delle vasche termali, che si trovava sulla Via Consolare. Probabilmente anche questo edificio faceva parte della periferia marittima di Velinis, come la necropoli ritrovata a Castiglioncello.
Dal Medioevo al Settecento: un periodo di decadenza
Nonostante la sua grandezza, Velinis, con l’approssimarsi del Medio Evo decade, probabilmente a causa della malaria che imperò nella Maremma fino almeno al 1800, ed in alcune zone anche fino al Novecento.Il paese rimase così quasi disabitato fino al Medioevo.
All’inizio del Duecento sappiamo che nel castello di Castiglioncello fu stipulato un contratto in cui i figli di un conte che aveva dei terreni nella zona vendettero i loro appezzamenti ad un altro nobile del luogo; questo è il primo documento rinvenuto nella zona dopo la decadenza di Velinis. Fu ritrovato un altro documento, datato 1299, un contratto matrimoniale. Tra i parenti di uno dei due coniugi si annoverano anche i conti Della Gherardesca. Da questi e molti altri documenti rinvenuti si attesta che in quel periodo, il paese, che all’epoca era chiamato Castiglione Modigliano, era principalmente la residenza di alcuni coloni, perciò non si trattava che di poche case sparse. In questo periodo, infatti, i pirati, già presenti nella zona da epoche remote, sceglievano Castiglioncello come approdo, poiché era poco popolato e scarsamente difeso.
Solo nel Cinquecento, con l’annessione di quest’area al Granducato di Toscana, si pensò a rafforzare la difesa del litorale. L’intervento è dovuto a Cosimo I de’Medici, come indica la lastra presente sopra la porta, che fece costruire la Torre che ancora oggi si trova all’estremità della piccola penisola; ha mantenuto fino al Settecento le originarie funzioni di difesa e sorveglianza militari, poiché la posizione è per il controllo del mare è molto valida, ed inoltre risulta bene armata. I suoi muri sono robusti e le aperture sono poche; le feritoie erano realizzate in modo da consentire l’utilizzo di più armi contemporaneamente. La Torre è stata il primo edificio costruito in quest’area.
Il paese resta così fino ai primi ani dell’Ottocento. Le sole costruzioni che verranno realizzate vicino alla Torre sono una chiesa, la canonica e la casa dei finanzieri; sulla strada anche un’osteria. Nel 1825 durante la costruzione di una casa si rinvenne inoltre un’altra chiesa, molto antica, la Chiesa di San Salvatore. Purtroppo l’unico documento rinvenuto risale al Settecento, e parla della chiesa di San Bartolomeo. Le ipotesi più probabili sono due: in due tempi diversi, la chiesa potrebbe essere stata dedicata a due santi diversi, oppure che il paese, seppure piccolo, col diminuire della popolazione abbia sfoltito le case mantenendo le chiese.
Dall’Ottocento ai nostri giorni: la rinascita di Castiglioncello
Nell’Ottocento il paese ebbe un periodo di grande sviluppo,soprattutto grazie all’opera di Diego Martelli e del barone Patrone,ai quali si devono diverse ville e case realizzate in questo periodo. Dopo la morte del padre,infatti, Martelli si trasferì nella sua tenuta di Castiglioncello,dove oltre a coltivare l’amore per l’arte e la letteratura, si dedica anche allo studio dei reperti che affiorano nelle sue terre. In una lettera inviata all’allora Diretttore del Museo Archeologico di Firenze,propone la donazione di oltre cento pezzi provenienti dall’area della Torre Medicea. Più tardi,una scelta della collezione Martelli costituita soprattutto da ceramiche e bronzi in buono,ma spesso anche in ottimo stato,entrò a far parte del Museo Topografico dell’Etruria di Firenze. L’attività principale del Martelli in quest’area resta però il mecenatismo verso gli amici pittori macchiaioli,che ospiterà nella sua tenuta di Castiglioncello dopo la chiusura del Caffè Michelangiolo di Firenze, loro sede storica.
In questo periodo Castiglioncello ospita anche lo scrittore Renato Fucini,che inizialmente vi era stato indirizzato per delle bagnature. Fucini non abitava in casa Martelli,ma possedeva una casa che chiamava “la cuccetta”,caratterizzata da un enorme parafulmine. Per la sua sfortuna nella pesca,che praticava abitualmente decise di fondare l’associazione Pescatori Sfortunati di Castiglioncello,che si dice abbia avuto numerose adesioni. Più importante, nella sua casa Fucini aveva realizzato un Museo dei Fenomeni Marini, realizzato raccogliendo i residui che le mareggiate lasciavano sulle spiagge. Non era un vero e proprio museo,ma più un modo di divertirsi con gli amici,poiché questi resti venivano esposti con cartellini piuttosto fantasiosi.
Nel 1889,Martelli,che aveva gravi difficoltà economiche dovute al fallimento dei suoi progetti turistici per Castiglioncello,dovette vendere la tenuta,che fu acquistata dal Barone Lazzaro Patrone. Il barone decise la costruzione di un nuovo edificio,che ingloba la villa e cambia radicalmente l’aspetto del promontorio. Anche in questi scavi vengono alla luce numerosi reperti; Patrone contatta quindi l’esperto Milani, che dopo un sopralluogo decide che il sito merita un più importante scavo. Milani ha l’appoggio del barone e delle persone più influenti del luogo; inoltre fu lui personalmente a dirigere gli scavi, anche perché il suocero aveva una vasta tenuta nel paese. Questi sono gli scavi più importanti mai realizzati a Castiglioncello. Nel 1905,però iniziò la costruzione della ferrovia Livorno-Cecina,e Milani sospetta che per portare avanti i lavori senza problemi,gli operai della ferrovia abbiano sottratto e distrutto alcuni reperti. Per evitare problemi Milani richiede un maggior controllo degli scavi,che vengono quindi portati a termine senza problemi.
In questo periodo si trova a Castiglioncello,anche il poeta Giovanni Marradi,che ospitato dal cognato Forabaschi, trasse ispirazione da queste terre per molte delle sue poesie;è lui il maggiore cantore di questo paese.
Castiglioncello superò le due guerre Mondiali senza subire grandi danni. Tornò ad acquistare fama negli anni Sessanta,grazie ad Alberto Sordi e Marcello Mastroianni,che soggiornavano qui durante l’estate. Inoltre,sempre nello stesso periodo vi fu girato il film di Dino Risi Il Sorpasso.